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Catastrofe
Shoah in ebraico significa ‘catastrofe’. Sono trascorsi settantasei anni da quando l'armata del fronte ucraino ha oltrepassato la famigerata scritta "Arbeit macht frei", mostrando al mondo la violenza del regime nazista. L’Italia il 27 gennaio ricorda lo sterminio degli ebrei, una pagina di storia che non può e non deve essere dimenticata.
Inevitabilmente quanto accaduto è un richiamo alla nostra responsabilità di non dimenticare. E’ nostro compito tener viva la memoria, che è costitutiva dell’individualità umana.
La memoria condivisa permette di rendere giustizia a coloro che sono stati uccisi senza motivo. Non si tratta solo di ricordare quei bambini, donne, uomini uccisi senza pietà, ma anche di prendere coscienza che ogni giorno ci sono ancora troppe discriminazioni, di cui noi spesso siamo gli artefici. Questa giornata ci deve ricordare che spesso non alziamo abbastanza la voce, sprofondando nella cosiddetta ‘zona grigia’. Si tratta di un distretto della mente situato a metà tra il bianco e il nero, tra innocenza e colpevolezza. In questa zona grigia a prevalere è l'indifferenza verso quanto accade attorno a noi. Per questo serve ricordare. Mi tornano alla mente le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ”Per fare i conti con la Shoah non dobbiamo rivolgere lo sguardo solo al passato, perché il virus della discriminazione, dell'odio e della sopraffazione non è confinato nella dimensione storica, ma attiene strettamente ai comportamenti dell'uomo'’. Debellarlo dunque è fondamentale per il destino stesso del genere umano. In questa giornata dovremmo comprendere maggiormente il significato di queste parole e l'importanza del principio di responsabilità, per evitare di confinarci in uno spazio grigio della nostra vita, preludio di nuove mostruosità.
Vanessa M.
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